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Lunedì, 10 Maggio 2021 07:51

I concetti base dell'universo LGBTI

Tutti noi abbiamo dei pregiudizi, i più vari, sui più vari argomenti. L’importante è riconoscerli, favorirne la consapevolezza e trovare le strade più opportune per confrontarli con la realtà. In questo modo, spesso, ci liberiamo da paure che scopriamo essere infondate, impariamo e possiamo modificare il nostro comportamento e convivere con ciò che è diverso da noi.

Una delle strade più valide per abbattere il pregiudizio è la conoscenza, la corretta informazione. Scopo di questo articolo è fornire una breve cornice che fornisca le necessarie coordinate per muoversi nell’universo lgbti.

Partiamo con definire l’identità e l’identità sessuale.

L’identità comincia a svilupparsi sin dall’infanzia come interfaccia tra il Sé e l’Altro. Il bambino investe affettivamente le persone che lo circondano e che si prendono cura di lui, contemporaneamente anche queste persone investono affettivamente sul bambino attraverso la cura l’educazione, la trasmissione di valori, in modi consapevoli ma anche automatici.

L’identità sessuale è una dimensione soggettiva e personale del proprio essere sessuato. E’ l’esito di un complesso processo denotato dall’interazione tra aspetti biologici, psicologici, socioculturali ed educativi. L’identità sessuale è composta da 4 fattori: il sesso biologico, l’identità di genere, l’orientamento sessuale ed il ruolo di genere.

Il sesso biologico è l’appartenenza ad una categoria biologica e genetica, ovvero maschio/femmina. La lettera I designa le persone intersessuali cioè quelle persone che fin dalla nascita e per uno sviluppo atipico dei caratteri sessuali, presentano caratteristiche biologiche non facilmente attribuibili ad uno dei due sessi.

L’identità di genere è il riconoscimento soggettivo e profondo di appartenere ad un sesso e di non appartenere all’altro. E’ un processo che inizia dalla nascita ed è multifattoriale perché è il risultato di interazioni tra biologia, attitudini genitoriali, educazione e contesto socioculturale. 

Esistono alcune persone che vivono una discordanza tra il sesso biologico e l’identità di genere. Ad esempio una persona nata con il sesso maschile può crescere e sentirsi come una donna. Il vissuto soggettivo riportato è spesso quello di sentirsi intrappolati in un corpo sbagliato. Questa condizione identitaria definita identità transgender (lettera T) può causare molte sofferenze perché il cammino di accettazione di sé può essere difficile spesso amplificato dalla disapprovazione sociale e famigliare.

Rientrano in questa dimensione: 

Transessuali: generalmente si sottopongono a trattamenti ormonali e/o chirurgici per cambiare (femminilizzare o mascolinizzare) il proprio corpo;

Crossdresser: indossano vestiti tipicamente associati al genere opposto a quello loro assegnato alla nascita;

Genderqueer: non sentono di appartenere né al genere maschile né femminile e che, indipendentemente dal sottoporsi o meno ad interventi di RCS (riassegnazione chirurgica del sesso), rifiutano i binarismi di genere;

Drag queen e drag king: indossano abiti tipici del genere opposto adottando atteggiamenti iper- femminili o iper- maschile

Oggi non si parla più di disturbo dell’identità di genere che metteva al centro la patologia ma di disforia di genere intesa come sofferenza, legata al vissuto della propria identità di genere.

L’orientamento sessuale indica la direzione della sessualità di una persona indipendentemente dal genere a cui tale individuo appartiene. E’ inteso come l’insieme di sentimenti, pensieri erotici e fantasie sessuali verso una persona dello stesso sesso (omosessualità), di sesso opposto (eterosessualità) o di ambi i sessi (bisessualità). Sono tutte varianti naturali del comportamento umano. LGB:  lesbiche, gay, bisex.

Il ruolo di genere. L’insieme di ruoli, comportamenti, emozioni, spazi, attitudini che la società si aspetta che ognuno di noi assuma come conseguenza di avere un sesso biologico maschile o femminile si chiama genere. Il genere è una costruzione socio culturale che definisce confini rigidi tra ciò che vuol dire esser uomo e essere donna. Ci si aspetta ad esempio che una bambina giochi con le bambole e un bambino con le macchinine. La rigidità di tale visione determina stereotipi di genere.

Dentro questa cornice teorica esistono svariate unicità difficilmente riconducibili a categorie predefenite. 

 

Dott.ssa Katia Guadagnini