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Lunedì, 04 Luglio 2022 09:01

Il gioco d'Azzardo Patologico (GAP)

Il Gioco d’Azzardo Patologico (GAP) è riconosciuto ufficialmente dalla comunità scientifica come patologia dal 1980. Oggi si parla di disturbo da gioco d’azzardo (gambling) ed è definito come dipendenza comportamentale in quanto vengono attivati sistemi di ricompensa del cervello con effetti simili a quello delle droghe. La dipendenza è data, in questi casi dal comportamento invece che dalla sostanza.

Affinchè il gioco d’azzardo diventi da ricreativo a problematico è necessario considerare alcuni sintomi specifici: l’intensificazione degli accessi al gioco; un aumento delle spese; la comparsa di pensieri ricorrenti di gioco spesso accompagnati da distorsioni cognitive e fantasie di super vincite; aumento della ricerca di ambienti di gioco.

Il passaggio ad una dimensione patologica richiede: la comparsa di meccanismi difensivi di negazione con aumento della menzogna; depauperimento delle risorse economiche con indebitamenti; modificazioni delle abitudini di vita; cambiamenti dell’umore, aumento dell’aggressività; cambiamenti delle rete sociale e dei luoghi di frequentazione abituali. Da un punto di vista socio ambientale è frequente la presenza di problemi sul lavoro come l’assenteismo, il calo delle prestazioni fino alla perdita del lavoro stesso. Sono riscontrabili inoltre problemi in famiglia con conflitti con coniuge e figli e difficoltà economiche importanti.

Nei casi più gravi sono presenti anche tentativi di suicidio o suicidi portati a termine spesso con, associate, sintomatologie depressive, indebitamento consistente e difficoltà relazionali. L’incontrollabilità del comportamento di gioco insieme ai problemi finanziari possono far avvicinare la persona alle organizzazioni criminali del gioco illegale e soprattutto all’usura.

Lo sviluppo di questa dipendenza presuppone che ci sia una vulnerabilità preesistente al contatto con il gioco d’azzardo e, spesso ma non sempre, anche con le sostanze stupefacenti. Se questo contatto avviene in carenza di fattori protettivi

( scarso attaccamento parentale, deficit del controllo famigliare, bassa presenza di sistemi sociali protettivi) esiste il rischio che si instauri una vera e propria forma di addiction (dipendenza)

Gli elementi di vulnerabilità sono caratterizzati da una combinazione di fattori: fattori individuali intesi come alterazioni neurobiologiche che coinvolgono il sistema centrale della gratificazione; fattori psicosociali: il contesto  favorente dato da relazioni famigliari conflittuali con scarsità di attenzione e prevenzione che tollera e promuove attivamente il gioco;  fattori ambientali in relazione al facile accesso al gioco e l’effetto psicologico gratificante ed inibente su ansia, depressione e noia.

Il decorso comportamentale del GAP può essere rappresentato attraverso 7 fasi

( Rosenthal 1992).

La prima, di solito, è rappresentata dalla vincita, da un senso di prestigio e potere spesso accompagnata da onnipotenza.

La seconda fase è quella della perdita inaspettata con conseguente rincorsa della vincita desiderata ma seguita da continue perdite, con un andamento a spirale.

La terza fase viene descritta come la fase della disperazione con eventuale coinvolgimento in attività illegali, fantasie di fuga e spesso pensieri suicidari.

La quarta è la fase della rinuncia e della richiesta d’aiuto con incremento dei pensieri suicidari.

La quinta fase è quella del trattamento intensivo con tutte le difficoltà inerenti all’aderenza, alle prescrizioni e all’insorgere del craving ( inteso come desiderio irresistibile  che comporta perdita di controllo) durante il trattamento.

La sesta fase è la fase della recidiva che può durare anche a lungo e del successivo ritorno alla cure.

La settima fase può avere due alternative: può essere quello del comportamento controllato con astinenza dal gioco o quello della continuazione del gioco patologico con aumento dei problemi finanziari.

Non solo le persone con GAP ma anche i famigliari possono ricorrere all’aiuto di professionisti sia nel pubblico (Ser.D territoriali) sia nel privato.

 

Dott.ssa Katia Guadagnini