La Psicologia delle Emozioni
In questo articolo parliamo di come regolare le emozioni e del ruolo che tale regolazione può avere per il nostro benessere.
1. Cosa vuol dire "Regolare le Emozioni"?
"Regolare le Emozioni" significa saperle gestire in modo positivo per affrontare meglio le sfide quotidiane, mantenendo il controllo su ciò che proviamo e migliorando le nostre relazioni con gli altri. [3], [5], [9], [10].
Chi ha difficoltà a regolare le emozioni, spesso presenta una di queste due caratteristiche: prova emozioni troppo intense o cerca di controllarle troppo, nascondendole. [6], [4], [5]:
- Eccessiva intensità delle emozioni: in questi casi la persona, di fronte ad una scadenza lavorativa o a un conflitto, può provare emozioni intensissime, una difficoltà a calmarsi, un aumento della frequenza cardiaca o della tensione muscolare e un dialogo interno improntato all'auto-critica;
- Eccessivo controllo delle emozioni: in questi casi la persona, invece di cedere all'emozione, cerca di mantenere una facciata di indifferenza o di positività. Questa strategia, come vedremo, nasce da una sorta di fuga dalle emozioni e, sebbene possa apparire funzionale nel breve periodo, non consente di prendere contatto con sé stessi e con i propri vissuti, producendo quindi nel lungo periodo il rischio di dar luogo a esplosioni inaspettate o episodi di irritabilità;
Entrambe queste strategie peggiorano le relazioni interpersonali e quindi producono un isolamento sociale che diminuisce la qualità della vita:
- L'eccessiva intensità: produce reazioni che spesso i colleghi di lavoro, gli amici o i famigliari fanno fatica a comprendere e a gestire;
- L'eccessivo controllo: può generare negli altri una sensazione di distanza emotiva, freddezza o disinteresse e quindi ostacolare la creazione di legami profondi;
2. Emozioni e Salute Mentale
Riuscire a gestire le emozioni ha un impatto significativo sul nostro benessere e sulla nostra salute:
- Capacità di adattamento: intesa come la capacità di una persona di gestire efficacemente le attività quotidiane e rispondere in modo flessibile e appropriato alle sfide e ai cambiamenti della vita come ad esempio affrontare critiche o fallimenti sul lavoro con una prospettiva costruttiva oppure gestire conflitti familiari in modo da creare un ambiente domestico più armonioso;
- Ansia, depressione, disturbi alimentari, e abuso sostanze: la ricerca ha dimostrato che le difficoltà di Regolazione Emotiva hanno una duplice relazione con molti di questi disturbi. Periodi prolungati di disregolazione emotiva possono contribuire alla loro insorgenza o aggravarne i sintomi, rendendo più difficile il recupero [1], [7], [11], [12], [14], [15], [16], [17];
- Disturbi di personalità: intesi come modelli di comportamento rigidi e profondamente radicati, che generano forte disagio e grandi problemi nelle interazioni con gli altri. Questi disturbi si accompagnano spesso alla difficoltà di regolare le emozioni, pertanto questo aspetto dev'essere parte integrante dell'intervento terapeutico [1], [11], [15].
3. Come imparare a gestire le Emozioni?
Data la sua importanza per il benessere e per la Salute Mentale, la Regolazione delle Emozioni è centrale degli interventi di psicoterapia e delle pratiche ad essa correlate. Le tre aree principali su cui è importante intervenire sono le seguenti [5], [13]:
- Cambiare il modo in cui pensiamo a noi stessi e agli altri: ad esempio una persona con problemi nella Regolazione delle Emozioni potrebbe pensare che qualsiasi errore sul lavoro lo renda un fallimento completo. Ciò produce ansia e stress eccessivi e trasforma ogni ostacolo lavorativo in una sfida insormontabile e una minaccia dirette al suo senso di dignità personale. Il lavoro terapeutico in questo caso consiste nell'aiutare il paziente dapprima a identificare queste modalità rigide di pensiero, per poi metterle in discussione e infine sostituirle con modalità più equilibrate e realistiche;
- Modificare i comportamenti che non ci aiutano: come ad esempio l'aggressività e l'isolamento sociale. In questo caso il primo passo dell'intervento consiste nel comprendere lo stretto legame fra le emozioni e comportamenti. Il paziente può imparare a identificare i segnali precoci di stress o di frustrazione e a riconoscere i pensieri che precedono le sue reazioni abituali. A seguire può imparare pian piano a sostituire le reazioni abituali con altre più appropriate. Nei casi in cui l'emozione è soverchiante, ad esempio, può individuare attività calmanti in grado di disinnescare le emozioni, quali ad esempio passeggiare, scrivere o parlare con un amico;
- Accogliere le emozioni invece di evitarle: questo è un elemento cruciale che sta un po' alla base di tutti i problemi di Regolazione delle Emozioni e di tutte le strategie per risolverli. La maggioranza delle persone tende infatti ad evitare le emozioni dolorose e a negare i propri sentimenti, distraendosi nei modi più svariati tra cui il lavoro. In questo caso l'intervento prevede che il paziente impari a dapprima a riconoscere e in seguito, pian piano, ad accogliere le proprie emozioni. Ciò implica un cambiamento fondamentale della relazione con le emozioni: invece di vederle come ostacoli da superare o eliminare, il paziente inizia a considerarle come esperienze preziose, formative e rivelatorie, che possono offrire intuizioni su sé stessi e sulla propria vita.
4. Emozioni e letteratura
La letteratura ha un ruolo cruciale nel permetterci di comprendere le emozioni.
Tra le scrittrici italiane più capaci di esplorare i meandri dell'animo umano c'è senza dubbio Grazia Deledda, unica donna italiana a vincere, nel 1926, il premio Nobel per la Letteratura.
In un testo a lei dedicato [4], la neuropsichiatra Franca Carboni ha notato che i testi della Deledda contenevano già un ricco "atlante emozionale" e una attitudine a prestare attenzione ai "sintomi" presenti in ogni essere umano negli stessi anni in cui la psichiatria e la psicologia stavano muovendo i primi passi:
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"Tutti siamo portatori di sintomi e disponibili con i nostri sintomi, se maltrattati (...), a stare molto male oppure a venirne a capo". [2]
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Uno degli esempi di questa capacità letteraria della Deledda, è "Cosima", una vera e propria autobiografia pubblicata postuma nel 1937. [8]
In "Cosima", Deledda esplora in modo al contempo analitico e compassionevole la vicenda di una delle figure a lei più care, il suo fratello maggiore Santus, il quale si troverà vittima proprio del suo difficile rapporto con le emozioni:
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"Santus (...) si era come incrinato (.,..) come s'incrina ad un urto una tazza di cristallo, un vaso di porcellana…". [8]
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Santus non mancava mai di frequentare il grande fuoco acceso nel frantoio di famiglia:
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"e nonostante la torbida incoscienza in cui spesso affondava, capiva il suo stato, conosceva il cuore del prossimo, e amava solo la compagnia del gruppo di coloro che alla sera lì si radunavano e che formavano un quadro degno di Rembrandt". [8]
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Grazia guardava Santus, che era stato un giovane brillante e avviato ad una carriera da medico e:
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"pensava che solo la pietà può sollevare l'anima piegata dal male (...) e portarla (...) fino alle altissime soglie di un mondo ove un giorno tutti saremo eguali". [8]
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5. Conclusioni
Le emozioni hanno un duplice ruolo: sono ciò che dà significato alla vita ma possono anche essere fonte di sofferenza.
A ben guardare però la sofferenza non dipende solo dalle emozioni in sé ma anche dal modo con cui ci prendiamo cura di esse.
Per godere appieno delle nostre emozioni senza esserne trascinati via, è essenziale conoscerne i meccanismi, prestare loro la dovuta attenzione e capire come intervenire quando lo riteniamo necessario.
Bibliografia:
- American Psychiatric Association (2013): "Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM- 5". American Psychiatric Publishing. Washington D.C. Trad it. "Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Quinta edizione, DSM-5". Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
- Associazione Paese delle Donne (2021): "Grazia Deledda e il lettino dello psicanalista, saggio". Video intervista disponibile su YouTube.
- Campos J. J., Sternberg C. R. (1981): "Perception, appraisal, and emotion: The onset of social referencing". In Lamb M. E. e Sherrod L. R. (a cura di) "Infant social cognition: Empir-ical and theoretical considerations" (pp. 273−314). Hillsdale: Lawrence Erlbaum Association.
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