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Domenica, 18 Agosto 2024 10:58

Psicologia della Compassione

Compassione e autocompassione sono due concetti profondamente radicati nella psicologia e nelle neuroscienze, in quanto rappresentano dei sistemi sviluppati per la cura e la sopravvivenza della nostra specie.

1. Cos'è la Compassione?

Proviamo a spiegare in modo semplice la definizione scientifica del termine "Compassione".

La Compassione è definita da Petrocchi e Ottaviani (2023) nel modo seguente:

  • Un sistema motivazionale: ossia un insieme di spinte interne che guidano le nostre azioni e comportamenti. Ad esempio, la fame è parte di un sistema motivazionale che ci spinge a cercare cibo;

  • Che fa parte delle motivazioni affiliative: ossia di quelle spinte che ci portano a connetterci con altre persone. Queste motivazioni ci spingono a creare e mantenere relazioni sociali, come fare amicizia, prendersi cura degli altri, o cercare il supporto di qualcuno;

  • E che si è evoluto a partire dalla motivazione all'accudimento": questo insieme di regole o spinte interne si è sviluppato, nel corso dell'evoluzione, dal bisogno basilare che spinge i genitori a prendersi cura dei loro figli.

 

2. Come funziona la Compassione?

Il nostro sistema nervoso si divide in due parti, come due fasci di cavi di una macchina, che controllano come reagiamo agli eventi:

  • Un sistema attivante: che ci prepara a combattere o scappare quando ci sentiamo minacciati;

  • Un sistema calmante: che ci aiuta a rilassarci quando ci sentiamo al sicuro.

Una parte essenziale del del sistema calmante è il nervo vago, il quale si è sviluppato nel corso dei millenni proprio per aumentare la sopravvivenza dei neonati attraverso una migliore relazione di affetto e cura tra genitori e figli (Depue e Morrone-Strupinsky 2005). 

Il nervo vago agisce come un freno del sistema attivante, permettendo:

  • Ai genitori: di "rallentare" il loro corpo, così da poter notare meglio i bisogni dei loro bambini e rispondere ad essi in modo adeguato;

  • Ai bambini: di sviluppare reazioni salutari alle cure da parte dei genitori.

 

3. Compassione e Auto-Compassione

Il nervo vago si attiva in circostanze di gentilezza, benevolenza e sicurezza, che che potremmo raggruppare in tre tipi:

  • Compassione ricevuta: quando gli altri sono gentili, benevoli e rassicuranti verso di noi, come appunto quando i genitori o altre figure attorno a noi si attivano e ci fanno sentire protetti;

  • Compassione auto generata o Auto-compassione: ossia quando noi siamo compassionevoli verso noi stessi, come ad esempio nelle situazioni in cui, in mezzo alle difficoltà, riusciamo ad attivare un dialogo interiore benevolo e accudente verso noi stessi;

  • Compassione donata: ossia quando noi siamo compassionevoli verso gli altri, come appunto in tutte le situazioni in cui ci prendiamo cura di qualcuno, come ad esempio i figli, un famigliare, un amico, un partner o persone in difficoltà;

 

4. Compassione e benessere psicologico 

E' importantissimo cogliere il legame che c'è fra questi tre tipi di compassione e il nostro sviluppo emotivo e sociale.

  • Ricevere Compassione nella prima infanzia, soprattutto da parte delle figure di attaccamento, è cruciale per lo sviluppo di un attaccamento sicuro. Questo tipo di attaccamento crea una base solida per il benessere emotivo, consentendo di sviluppare fiducia, sicurezza interiore e nel creare legami solidi con gli altri;

  • Apprendere tecniche di Auto-compassione può essere utile per colmare lacune che abbiamo ereditato. Le pratiche di auto-compassione possono aiutarci a sviluppare un maggiore senso di sicurezza interiore e una maggiore regolazione delle emozioni (Gilbert 2014, Hermanto e Zuroff 2016, Petrocchi e Couyoumdjian 2016);

  • Estendere la Compassione all'esterno: un alto livello di auto-compassione favorisce una maggiore capacità di compassione verso gli altri. Quando siamo gentili con noi stessi e più capaci di comprendere e supportare gli altri in modo autentico e senza giudizio creando così un circolo virtuoso di benessere personale e relazionale (Kok et al. 2013, Gilbert 2014, Hermanto e Zuroff 2016, Petrocchi e Couyoumdjian 2016).

 

5. Conclusioni

Spesso la sofferenza che proviamo può sembrarci schiacciante ma è importante ricordare che non siamo soli in questa esperienza.

  • La sofferenza è una condizione comune a tutti gli esseri umani: essere consapevoli dell'esistenza di un'umanità condivisa contiene un grande potenziale di guarigione;

  • Essere gentili con noi stessi ci rende capaci: di accogliere qualsiasi difficoltà, nostra o altrui, con maggiore serenità e comprensione;

  • Le pratiche di Mindfulness e Compassione: possono aiutarci a ricordare che il momento presente è un rifugio, un luogo in cui possiamo trovare un po' di sollievo

Ogni respiro che facciamo è un ponte tra il presente e una nuova possibilità (Nhat Hanh 2014).

Ogni piccolo gesto di cura verso noi stessi, ogni atto di gentilezza, è un seme che piantiamo verso il futuro.

 

Bibliografia:

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