I bambini piccoli e la psicoterapia: raccontarsi con i sintomi
Spesso nei nostri studi a Istituto Mente e Corpo incontriamo lo stupore dei genitori all’idea che ad un bambino piccolo si offra un trattamento psicoterapeutico.
“Così piccolo e già in psicoterapia??!?”
Si tratta in realtà di un momento quasi ideale per questo tipo di intervento. Prendiamo come esempio F. (per la privacy lo chiameremo così), un bambino di tre anni portato dai genitori su richiesta della scuola materna a causa del suo comportamento distruttivo, incontenibile oltre alle basse prestazioni pur essendo evidente la sua intelligenza.
Il bambino, a scuola, picchia, lancia i giochi, non rispetta le regole e dice parolacce pesanti. I genitori sono convinti che le maestre lo abbiano preso di mira e che addossino su di lui la responsabilità di qualunque accadimento.
“A casa non è così, le maestre esagerano” ; si sentono poco accolti e molto colpevolizzati.
Accettano una valutazione che viene fatta con il metodo “0/5”, cioè con bambino e genitori insieme allo specialista in modo da conoscere non solo il bambino ma anche le dinamiche, gli stili comunicativi e relazionali.
Emerge una dinamica familiare deteriorata e preoccupante. Ognuno dei tre è sofferente a suo modo. Il bambino si muove male nello spazio, è goffo, inciampa facilmente.
Si interessa ai giochi ma ad ogni piccolo “ guaio” (una pallonata rumorosa) scatena i rimproveri del papà e si può osservare F. congelarsi, umiliato da tali interventi.
La madre, più affettuosa, porta il peso emotivo di gravi eventi traumatici nella sua prima infanzia. Racconta una sua recente esplosione di rabbia verso suo figlio; ha capito di aver momentaneamente perso il controllo ma questo la preoccupa.
Queste sono solo le immagini inziali di un percorso che durerà anni con evoluzioni assai positive per Il bambino ,che a tre anni, ha raccontato il suo profondo malessere con sintomi che non potevano essere non visti dalle sue insegnanti.
Questo è tipico del bambino molto piccolo: raccontare con il corpo e con gli agiti come sta, individuando l’interlocutore potenzialmente in ascolto.
I segnali che l'infante ha usato a scuola per chiedere aiuto sono stati: aggressività, mancanza di controllo, impulsività, difficile gestione nel contesto scolastico e ritardo in alcune aree evolutive.
Per la letteratura queste manifestazioni, insieme ai fattori ambientali e al temperamento, sono predittivi del rischio evolutivo antisociale.
Più in generale lo sviluppo del comportamento violento è parte di un ampio schema di sviluppo deviante che usualmente inizia con un comportamento distruttivo non delinquenziale e che vede i suoi precursori rintracciabili dal terzo anno di vita.
Varie ricerche evidenziano che per curare il disturbo antisociale è necessario un intervento precoce che modifichi la relazione tra almeno un genitore e il bambino.
Seguici sui social